Giubileo ed Expo, milioni di visitatori. E Tevere navigabile?

Un santuario del quarto secolo avanti Cristo dominava il pianoro sull’alta valle del Tevere, località Scoppieto (oggi non lontano da Civitella del Lago). Gli scavi archeologici hanno però riportato alla luce una fabbrica di ceramiche, che viene fatta risalire all’età imperiale, primo secolo dopo Cristo. La caratteristica del vasellame (ciotole, tazze, piatti, lucerne) era data dall’argilla molto levigata e dai motivi delle decorazioni sul fondo rosso corallo. Ogni pezzo recava il “sigillum“, vale a dire quel “timbro” della matrice che ha permesso di individuarne nel tempo l’origine. Queste ceramiche sono state ritrovate in tutte le grandi città del Mediterraneo, da Cartagine ad Alessandria a Costantina.

Ma questo fragile materiale come veniva trasportato fino al Tirreno? Semplice, lungo il Tevere. Eh sì, perché il fiume è stato navigabile per secoli e ha costituito a lungo la “strada” commerciale verso l’Urbe e poi verso il mare e il porto di Ostia. Idee, studi e progetti per ripristinare questa navigabilità esistono in abbondanza, l’ultimo fissava in 300 milioni di euro tutta l’operazione, che andrebbe accoppiata ad avvenimenti straordinari, a un insieme di circostanze favorevoli. Può bastare un Giubileo? Milioni di fedeli, pellegrini e turisti che si concentrano a Roma dal giorno di Natale del 2024 all’Epifania del 2026. Avere il Tevere a disposizione per una gita, uno spostamento, lo shopping o una passeggiata tra mercatini di souvenir sarebbe un’offerta ulteriore, un motivo in più per venire a Roma. Certo, si tratta di un investimento importante, servirebbero importi difficili da individuare nelle disastrate finanze del Campidoglio.

L’investimento può spuntare però da un altro appuntamento che, nel 2030, potrebbe caratterizzare – rivoluzionandone al meglio il territorio – il futuro della Città Eterna: l’Esposizione universale. A fine ottobre 2023, l’ufficio che governa tutte le Expo, il Bie, sceglierà a Parigi la vincitrice fra le cinque metropoli che si sono candidate. Toccasse a noi, ci sarebbe tutto il tempo per sistemare il fiume. 

Lo ha capito una grande azienda americana che da tempo cercava di conquistare un hub importantissimo: la foce del Tevere a Fiumicino. Un’operazione iniziata il 18 ottobre 2021 quando andò all’asta la società titolare della concessione del porto, Iniziative Portuali, già legata a Francesco Bellavista Caltagirone e mandata in fallimento dal 2018. La IP appartiene adesso alla Royal Caribbean, il gruppo crocieristico più grande del mondo che vuole trasformare l’area di fronte ai grandi bilancioni da pesca (che tanto piacevano a Pasolini) in un grandioso terminal per le proprie navi della serie “Oasis”: vere e proprie città galleggianti, lunghe 362 metri, capaci di ospitare 5.700 passeggeri in 2.700 cabine, equipaggio di 2.300 persone, 362 metri di lunghezza, campi da golf e pattinaggio sul ghiaccio, parchi acquatici, piscine, giostre e palestre: tutto a bordo. E a terra, stazione marittima, darsena, alberghi e cantieri nautici.

Avere la possibilità di ormeggiare praticamente alle porte di Roma quelle navi (che “National Geografic” ha definito “megacostruzioni”), significa anche dover poi trasferire in città i croceristi. Quale percorso migliore di un “biondo Tevere” reso di nuovo navigabile a battelli della giusta misura e dal pescaggio adatto? E poi, trasferimenti via metro all’Expo, a partire dal 25 aprile 2030: tutto esaurito per sei mesi, 25-30 milioni di ospiti, una spinta al rinnovamento del tessuto urbano che non ha uguali nella storia di questa città, cresciuta accanto al suo fiume fin dalla nascita. Duemilasettecentosettantacinque anni fa.

Ma anche Ostia e Fiumicino sono parte della Grande Roma. E allora tutti gli abitanti, anche quelli sul mare, dovranno essere coinvolti in progetti di questo livello, poter dire la loro, prendere parte alle decisioni importanti. Come? Posti di lavoro, certezza che l’ambiente sarà rispettato, che sia impedito qualsiasi disastro idrogeologico. Che Roma torni a essere Alma Mater, la madre che alimenta tutti i suoi figli.

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