Sciogliere le Vele ai venti dell’Expo

Siamo già al “piano B”? Sembra perdere colpi l’idea della zona Valli dell’Aniene come centro propulsore di Roma Expo 2030. Rimane salvo lo slogan della “Rigenerazione urbana”, perché in fin dei conti nell’Urbe qualsiasi posto merita di essere rigenerato. Ma dalla periferia degradata di Roma est si sta passando a quella scombinata di Roma est-sud-est. Vale a dire Tor Vergata. Dove, tra la Casilina esterna al GRA e il casello della Roma-Napoli c’è lo spazio, c’è l’insediamento della seconda università, c’è l’esperienza dei due milioni di Papaboys ospitati in occasione del Giubileo del 2000 (cifra raddoppiabile nel ‘30). E c’è pure la mastodontica Vela di dell’archistar Santiago Calatrava, già simbolo di una città in volo verso il futuro. Un volo che nemmeno Icaro…

Eh sì, perché nel 2005 il progetto prevedeva un costo iniziale di 60 milioni ed era destinato a creare un polo per lo sport (Mondiali di nuoto del 2009) e la ricerca universitaria. Le Vele avrebbero dovuto abbracciare due palazzetti speculari, il primo per il nuoto e il secondo per basket-pallavolo. Intorno, il grande campus della Città dello sport… Al momento di assegnare gli appalti, i costi crebbero e solo due anni dopo la stima raggiunse i 240 milioni. Quando si capì che non c’era più tempo, il sindaco Gianni Alemanno attrezzò per i Mondiali di nuoto la zona del Foro Italico, lasciando così in abbandono il progetto Vele. L’idea riprese un po’ di vigore con la possibilità di organizzare le Olimpiadi del 2024, ma la candidatura fu clamorosamente bocciata dalla sindaca Virginia Raggi. Oggi, senza prospettive concrete, il costo per completare l’opera è valutato in 660 milioni. Ma se la candidatura Expo risultasse vincente, la “rigenerazione urbana” della zona sarebbe molto più di una prospettiva e i soldi ci sarebbero eccome, considerando i 45 miliardi di euro che verrebbero mossi dall’Esposizione 2030.

E così torniamo a discutere della Vela: che farne? Carlo Calenda, il candidato con più voti alle recenti elezioni comunali, ha fatto una proposta radicale: abbatterla. E questo perché “i costi di mantenimento sono assurdi e quelli di completamento ancora più assurdi”. Con i fondi destinati ai lavori, sostiene Calenda, sarebbe meglio costruire una stazione della metropolitana a Tor Vergata, che è sede di un importante polo universitario ma è collegata piuttosto male con il trasporto pubblico locale.

Il problema rimane, perché è stato calcolato che solo l’abbattimento costerebbe 200 milioni, mentre con 350 milioni in tutto si potrebbero completare le Vele e realizzare un grande centro polifunzionale per la ricerca scientifica e per eventi di divulgazione, intrattenimento e sport che consentirebbero nel giro di tre-quattro anni di recuperare la spesa. Con altri 200 milioni si potrebbe risolvere l’incubo della viabilità grazie a una metropolitana leggera che colleghi Tor Vergata alle due fermate vicine della metro A (Anagnina) e della metro C (Torre Angela ). Queste le stime iniziali dei costi. Inevitabile che aumentino un po’. Ma tra Recovery plan, Giubileo ed Expo che volete che sia…

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