Il previdente domani del Regno saudita

Quale città, fra le altre quattro candidate, è l’avversaria più temibile per Roma? Dopo la presentazione ufficiale del 14 dicembre a Parigi, gli osservatori internazionali hanno rivisto i pronostici. Prima si pensava a un testa a testa tra Roma e Mosca, ma gli attuali venti di guerra intorno ai confini della Crimea, con una crisi preoccupante nei rapporti tra Nato e Unione Sovietica, hanno di fatto messo in ombra oltre a Mosca anche Odessa. La città ospitante verrà scelta alla fine del 2023 con la votazione dei 170 paesi associati al Bie, l’organismo che governa le grandi Esposizioni universali. E la maggior parte delle nazioni (uno stato, un voto) non vorrà inimicarsi con la scelta un blocco o l’altro.

Tutto questo ragionamento per dire che Roma dovrà vedersela soprattutto con Riyadh, la grande capitale del Regno dell’Arabia Saudita. La quinta candidata infatti è Busan, metropoli sud coreana, svantaggiata in partenza dal fatto che nel 2025 l’Expo si farà a Osaka: e due Esposizioni di seguito in oriente non saranno ben viste.

Riyadh può contare su molti atout. Sicuramente il mondo islamico voterà a favore di un paese che la dichiarazione di fede (“Non c’è Dio all’infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta”) c’è l’ha scritta addirittura nella bandiera. Poi, i sauditi sono diventati grazie al petrolio una delle potenze economiche dominanti al mondo e non ne fanno mistero. Tant’è che nello slogan della candidatura hanno dichiarato apertamente cosa vuole rappresentare per Riyadh ospitare l’Expo 2030: “L’era del cambiamento: condurre il pianeta verso un previdente domani”.

Ma se la sentiranno gli altri 169 paesi chiamati al voto di affidare agli arabi il compito di “condurre il pianeta”? A lasciar perplessi è sicuramente un regime assolutista, gestito da una dinastia reale lontana dai criteri e dalla mentalità delle democrazie occidentali. Poi, la condizione femminile gioca sicuramente a sfavore; come pure le vicende irrisolte dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Kashoggi, ucciso il 2 ottobre 2018 nell’ambasciata saudita di Istanbul.

Riyadh non è l’opposto di Roma, é molto diversa. Qui tre millenni di storia, in un territorio che vanta il maggior numero di luoghi eletti Patrimonio dell’umanità, il Rinascimento, l’arte, la storia. Non a torto, una Città eterna. Contro, una metropoli con oltre sette milioni di abitanti, un’architettura ultramoderna (il simbolo della città è il grattacielo alto oltre 300 metri, orgoglio della Salini costruttori), capitale di una nazione che ha saputo inserirsi nel novero dei paesi leader del mondo, lanciata a grandi passi verso un futuro che fatica sì a unire tradizioni e modernità, ma che vuole dimostrare l’esistenza di un’altra via: quella di un “previdente domani”.

Sarà davvero una lotta dura. Riyad potrebbe spuntarla. Magari nel ‘35…

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