È fatta. L’Associazione sportiva Roma ha firmato l’accordo con il Fondo di investimenti dell’Arabia Saudita per scrivere sulla proprie maglie il nome della “Riyadh season”, una manifestazione che si tiene della capitale araba. Per dirla chiara: la squadra di calcio della Città Eterna farà pubblicità agli avversari diretti nella corsa per aggiudicarsi l’Expo 2030.
Un autogol? Una riuscita operazione di marketing? Il segnale definitivo del fatto che la guerra per ospitare l’Esposizione Universale è perduta? Di sicuro, è una mossa molto furba dei nostri avversari che già il mese scorso avevano occupato la Casina Valadier di Villa Borghese per svolgere – nei pressi del Pincio, icona sublime romana – una “Settimana saudita”.
La disfatta è clamorosa e le persone normali la avvertivano da mesi. Le cause? Innanzi tutto lo strapotere economico degli arabi, che a suon di petrodollari si sono assicurati in anticipo il favore della larga maggioranza dei paesi che voteranno il 28 novembre. Poi, una certa insipienza del nostro Comitato che, soprattutto negli ultimi tempi, ha agito con miopia, ingenuità, forse anche con una superficialità che rasenta l’incompetenza. Abbiamo avuto diverse occasioni a noi favorevoli che non sono state sfruttate come meritavano: la dichiarazione di voto a favore fatta del Brasile; l’appoggio del Vaticano; l’approvazione degli Stati Uniti. Ci siamo limitati limitati a rilanciare il testimonial Russell Crowe, l’attore bollito dopo avere interpretato “Il Gladiatore”…
Valga per tutte un esempio che la dice lunga: la valutazione che dovranno dare i paesi votanti dovrebbe essere basata anche su come i candidati hanno dato pubblicità all’evento a casa loro. A parte la sponsorizzazione di una tappa a Roma del Giro d’Italia e qualche altra amenità del genere, il sito ufficiale è fermo a tutt’oggi al giugno scorso. Nemmeno sul “diario di bordo” casalingo siamo stati in grado di essere al passo. E volevamo organizzare un evento con 30 milioni di visitatori? Meglio così. Abbiamo evitato di fare una figuraccia. Quella sì sarebbe stata “universale”…