I Giochi Asiatici invernali del 2029 sono stati assegnati all’Arabia Saudita e si svolgeranno nel resort di Trojena, a 50 chilometri dal golfo di Aqaba, sul Mar Rosso. La stazione sciistica in realtà non esiste. Ma fa parte del progetto fantasmagorico del principe ereditario Mohammed bin Salman, che la prevede come geniale deviazione verso i monti dalla futura città rettilinea lunga 200 chilometri, autosufficiente e capace di ospitare nove milioni di persone. Lavori nel deserto già cominciati e stanziamento iniziale di 500 miliardi di dollari. Idee gigantesche e costosissime. Ma con tutti i petrodollari a disposizione, pensare in grande sembra essere diventata la parola d’ordine del Regno che vorrà candidare Trojena a ospitare anche le Olimpiadi invernali del 2030.
Un altro esempio é l’inaugurazione (più volte rinviata, ma ormai imminente) del più grande albergo del mondo: si trova alla Mecca e avrà 10 mila stanze. La struttura é composta da 12 torri, 70 ristoranti, un centro congressi ultramoderno, una zona preghiera, un centro commerciale, parcheggi, una stazione per autobus interna e diversi eliporti sui tetti. I costi hanno superato i 3,5 miliardi di dollari, ma i pellegrinaggi di milioni di fedeli sempre più danarosi verso la Città Santa garantiscono un rientro economico dell’investimento in tempi relativamente brevi, considerando che il pellegrinaggio è il quinto pilastro dell’Islam e ogni musulmano ha l’obbligo di recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita.
I regnanti sauditi, oltre allo sci e ai pellegrinaggi, puntano anche sul pallone. Il recente contratto settennale a Ronaldo (38 anni a febbraio, calciatore dal passato eccellente, ma sicuramente a fine carriera) si giustifica soltanto in funzione del ruolo di “ambasciatore” che la star portoghese acquisirà il giorno dopo aver smesso ufficialmente di giocare. Ma “ambasciatore” di quale progetto? Semplice: della candidatura di Riyad a ospitare i campionati del mondo di football del 2030. Una richiesta tutt’altro che peregrina: gli odiati cugini del Qatar hanno appena dimostrato che – almeno tecnicamente – é possibile giocare al calcio se gli stadi sono muniti di impianti adatti alle condizioni atmosferiche locali; che la assegnazione della manifestazione si può “condizionare” seducendo i vertici Fifa e attirando i favori dei paesi più poveri col voto di scambio. Ronaldo è il personaggio giusto per riqualificare questi criteri verso una maggiore correttezza e promuovere l’idea di un mondiale di calcio in Arabia per la seconda volta. Cinque volte pallone d’oro, sarà il volto pulito del calcio da presentare in giro per il mondo, dimostrazione vivente di buoni propositi, affarismo e concretezza. Tuttavia…
Tuttavia, nel 2030 ci sarà pure l’Expo e Riyad già riveste il ruolo di favorita assoluta, surclassando la candidatura di Roma. Che di fronte a questo strapotere dei petrodollari – e nonostante tremila anni di storia, arte, inclusione e progetti – annaspa alla ricerca di un’azione in contropiede per vincere la partita. Il sindaco Roberto Gualtieri ha provato a sminuire l’avversario parlando di diritti umani negati e “campagna aggressiva”. Per sua sfortuna è subito scoppiato il Qatargate, mettendo in luce la corruttibilità dei “compagni di merende” nostrani. Un tempismo che fa sospettare addirittura una interessata manina saudita nella spinta a far uscire lo scandalo proprio in queste settimane…