Supercoppa di calcio a Riyad. E dove se no?

La FIGC ha accettato l’offerta dell’Arabia Saudita per far svolgere in loco altre quattro edizioni della Supercoppa, quella partita di calcio tra le vincitrici dello scudetto e della Coppa Italia. Ma già dal prossimo appuntamento ci sarà una nuova formula: semifinali incrociate e finale tra le prime due del campionato e le due finaliste di coppa. Ma qual è il vantaggio di far disputare in Arabia queste partite tutte italiane? I soldi, ovviamente.

È per l’inebriante profumo dei petrodollari che mettiamo da parte tutti i buoni principi su cui siamo disposti a batterci – a parole, certo – e che riguardano il rispetto dei diritti civili (primo fra tutti, ci mancherebbe altro, quello della libertà delle donne); poi, la sicurezza sul lavoro, l’informazione (ricordate le proteste per l’orrore del giornalista “scomparso” in ambasciata?), i sacrosanti principi della democrazia, eccetera eccetera. Ma cosa volete che conti tutto questo a fronte di 23 milioni di dollari per due partite di pallone. Gruzzolone che andrà diviso tra le squadre e la Federazione gioco calcio. Però viene anche da chiedersi cosa gliene frega ai sauditi di spendere tutti quei milioni per ospitare quattro calci a un pallone?

Per tentare una risposta, va detto subito che per i regnanti arabi 23 milioni di dollari equivalgono a pochi bruscolini. Poi, servono a cementare relazioni, oliare buoni rapporti internazionali (tanto per dirne una: l’attuale presidente della Fia, la Federazione della Formula 1, è stato eletto grazie ai voti delle federazioni sudamericane, asiatiche e africane); allargare insomma il ventaglio dei voti che occorrono per vincere il diritto a organizzare eventi planetari e attirare così nel paese milioni di visitatori. Servono, queste mance, per migliorare l’opinione che l’Occidente nutre verso paesi che vengono ancora considerati scatoloni di sabbia. Quando invece sono diventati, se non i padroni del vapore, quanto meno gli ufficiali di rotta.

Nel ‘29 ci saranno in Arabia le “Olimpiadi orientali” della neve. L’anno dopo, la capitale Riyad è nettamente favorita per l’organizzazione dell’Expo, sei mesi di eventi, 40 milioni di visitatori (con la candidatura di Roma ridotta al ruolo di comparsa nel teatrino). Dopo il successo degli ultimi mondiali di calcio organizzati dai “cugini poveri” del Qatar, l’Arabia vuole ospitare anche l‘edizione del ‘30. Si è assicurata i buoni favori del calciatore più in vista al mondo: Ronaldo è “l’ambasciatore” del progetto, sette anni di lavoro per appena cento milioni di dollari. Meno di cinque supercoppe italiane, un affare

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