Non resta che l’Urbe

Per confrontarsi sul problema Crimea e impedire un devastante conflitto, Biden e Putin avranno il 7 dicembre un incontro virtuale. Non sarà il primo sul tema e ci vorrà molto tempo prima che venga trovata una soluzione condivisibile dai leader dei due blocchi che, stando alle rispettive dichiarazioni, si guardano davvero in cagnesco. Ma perché questo sito, che dichiara di volersi occupare di Expo, sta raccontando adesso temi di politica internazionale e leader che minacciano venti di guerra?

Semplice: se Mosca, e quindi la Russia, è sul punto di aggredire la Crimea, e quindi Odessa protetta dalla NATO, significa che il 14 dicembre a Parigi le delegazioni sovietiche e ucraine si comporteranno come cani e gatti. Eppure, nel presentare le rispettive candidature per ospitare l’Esposizione Universale 2030, dovrebbero condividere i principi di fratellanza e collaborazione, sviluppo e innovazione, eccetera eccetera.

Tutto questo per dire che prende allora sempre più forza la candidatura di Roma, soluzione ideale per tutti gli altri 168 paesi che fra un anno e mezzo dovranno scegliere la sede giusta per l’Expo 2030. Scartiamo allora Mosca e Odessa; scartiamo Riad (non si può designare un altro paese arabo con l’Expo Dubai ancora in corso!) e scartiamo pure Busan in Corea del Sud (non si può tornare in Estremo Oriente dopo Osaka 2025). E se tocca proprio all’Europa, non resta che l’Urbe.

Bene. Preoccupiamoci meno di stringere alleanze e cominciamo da subito a progettare una autentica “rigenerazione urbana”. Per sistemare le cose nel quadrante periferico della zona orientale, otto anni sono davvero pochi. Ma un miracoloso tentativo si può sempre fare.  Non sarebbe la prima volta che Roma risorge da un fallimento annunciato.

Per avere un quadro politico ampio, ecco un articolo dell’Internazionale 

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