Expo, la proposta. Indecente?

Dagospia è un sito di gossip, ma le sue informazioni sono sempre più spesso notizie sulle quali la stampa nazionale e “autorevole” arriva in ritardo. Questo “flash” riguardante un’offerta principesca fatta all’Italia (25 miliardi di investimenti) sta mettendo in subbuglio Roma, il Comitato per l’Expo e i circoli politico-industriali che contano. L’offerta proverrebbe dal regno saudita che spinge forte per ottenere che sia Riyad la città a essere prescelta a fine novembre per ospitare l’Esposizione universale del 2030. I 25 miliardi di investimenti sarebbero insomma la ricompensa se Roma dovesse decidere di ritirarsi. A quel punto i sauditi dovrebbero vedersela soltanto con Busan, città portuale sudcoreana e fanalino di coda nella corsa a tre.

All’offerta “indecente” sarebbe già stato opposto un no “chiaro e forte”: la Città Eterna giocherà le sue carte fino in fondo, anche se attualmente Riyad è chiaramente favorita al punto di avere diffuso la voce che dispone – sulla carta – della maggioranza dei 179 stati votanti.

Ma non è ancora detta l’ultima parola: se la politica dei sauditi per conquistare voti ha seguito questo indirizzo (promessa di investimenti in cambio della preferenza), Roma ha basato invece le proprie chance sui valori della cultura, dell’arte, dell’inclusione. E c’è da aggiungere che nell’ultimo mese ha avuto aperti consensi sia dagli Stati Uniti sia dal Vaticano. Può darsi che i sauditi si siano un po’ preoccupati e hanno fatto ricorso all’arma migliore di cui dispongono per contrastare la Città Eterna: i petrodollari. Che farebbero gola a tanta gente, senza dubbio. Ma non possiamo più, dopo aver gridato allo scandalo per il sistema corruttivo portato avanti dagli avversari, essere noi a farci comprare!

Di sicuro Riyad – se il “flash” di Dagospia fosse veritiero – con questa offerta avrebbe dimostrato debolezza. Il segreto dell’urna è sempre un rischio e sui tanti voti levantini dei paesi minori non si può fare affidamento. Avere poi sbandierato il nostro “no” rafforza la posizione di città che può vantare tre millenni di civiltà. Roma comincia forse a fare paura?

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