Meloni si spende anima e corpo

Colpo di coda all’italiana per ribaltare una decisione – assegnare a Ryad l’Esposizione universale del 2030 – che ormai sembra scontata. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è spesa anima e corpo per Roma, con un intervento commovente. Ma l’impressione che si è ricavata al Bie (il Bureau internazionale per le esposizioni), riunitosi in assemblea generale a Parigi, è che i giochi ormai siano fatti. I francesi non fanno mistero che loro voteranno per la candidatura dell’Arabia Saudita: lo stesso Macron lo ha detto ufficialmente, spiegando senza nessuna vergogna che il voto transalpino “fa parte di un pacchetto più ampio”. Detto fuori dai denti, armamenti contro petrodollari. “Potrei parlare di ciò che Roma ha rappresentato in passato e di ciò che rappresenta oggi”, ha esordito Meloni col piglio di Bruto e della sua orazione in morte di Cesare. “Potrei dirvi che è la città universale per eccellenza, la prima megalopoli della storia, che ha vissuto e continua a vivere rigenerandosi costantemente. Potrei ricordarvi che Roma è la capitale del dialogo tra le grandi religioni monoteiste; che ospita dozzine di organizzazioni internazionali; che è una città globale e lo è stata per migliaia di anni”. Tutto giusto e sacrosanto: ma il voto dei delegati, che si pronunceranno a novembre, va conquistato almeno con fatti concreti – se non coi petrodollari che non abbiamo. E allora Meloni é scesa sul terreno dei fatti e delle utilità: “A Roma ogni nazione troverà il proprio spazio, da pari tra pari, e avrà la possibilità di mettere in mostra la propria identità. Non importa quanto grande o piccolo tu possa essere, a Roma sappiamo che tutti hanno qualcosa di unico da offrire e vogliamo che contribuiscano in condizioni di parità. A nostro avviso, questa è l’essenza di una cooperazione responsabile e inclusiva. Per questo siamo pronti ad attivarci per garantire pari opportunità, anche dal punto di vista economico, per la partecipazione più ampia possibile alla nostra Expo Mondiale. L’Expo di Roma, inoltre, non si concluderà dopo i suoi sei mesi di esposizione. I padiglioni – ha proseguito Meloni – rimarranno a disposizione di tutte le nazioni che ne faranno richiesta, per consentire loro di mantenere una propria rappresentazione, di istituire centri di ricerca e tecnologia, di conservare uno spiraglio di dialogo. La nostra eredità, l’eredità dell’Esposizione Universale in Italia, mira a costruire un percorso di progresso per la comunità internazionale; per mostrare che i nostri obiettivi per il millennio possono essere raggiunti, che non sono solo parole e che il rapporto tra le persone e il loro ambiente può essere davvero migliorato lavorando insieme”.

Il discorso della presidente sul “dono” dei padiglioni ha sicuramente aperto una breccia. Vedremo a breve come e “quanto” il regno saudita sarà disposto a rilanciare. C’é poco da girarci intorno: se la sfida la mettiamo sul Dio quattrino, abbiamo già perso. E allora, ecco il finale a cuore aperto: “Scegliere di ospitare l’Expo 2030 a Roma significa scegliere tutto questo”, ha concluso Meloni, citando addirittura Wolfgang Goethe: “A Roma si intreccia l’intera storia del mondo. Scegliete Roma. Portiamo insieme la storia nel futuro”.

Altre cose: la candidatura di Odessa è caduta, diciamo pure che la guerra ha fatto il suo corso. E quella di Busan, grande porto e megalopoli della Corea del Sud, non ha chance considerando che la prossima Expo sarà in Giappone e non si possono votare due manifestazioni del genere nello stesso stesso continente, una di seguito all’altra. A Parigi c’erano anche il presidente della Regione e il sindaco di Roma. Eccoli qui sotto.

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