Parigi, il 14 dicembre la presentazione dei candidati

Centro di Parigi, 34 Avenue d’Iéna. Qui, nella sede del Bie (l’organismo che presiede le Esposizioni mondiali), si incontreranno in assemblea plenaria il 14 dicembre le delegazioni dei 170 paesi membri. E cominceranno i giochi politici e diplomatici per scegliere la città che dovrà ospitare l’Expo 2030.

Cinque le metropoli candidate e tra queste Roma. Il tema scelto è “La Città Orizzontale: Rigenerazione Urbana e Società Civile”. Un progetto estremamente arduo e molto innovativo perché prevede, al contrario di quanto è sempre successo finora, che l’Esposizione si svolga in “forma diffusa” e cioè non concentrata in un luogo soltanto, ma distribuita in diversi “poli” cittadini. In particolare, nella parte orientale e periferica dell’Urbe, una delle zone tra le più degradate della città. La data proposta per l’apertura della grande manifestazione ha un valore estremamente importante e significativo: il 25 aprile, festa nazionale della Liberazione.

Subito dopo l’assemblea plenaria cominceranno le istruttorie sui progetti presentati nei dossier delle candidature. Per valutarne la fattibilità il Bie avvierà missioni di inchiesta sul campo e questo significa che già l’anno prossimo il Campidoglio dovrà avere le idee chiare per non sgomentare i commissari che, se visitassero oggi il Tufello, Tor Tre Teste o la Valle dell’Aniene, boccerebbero Roma all’istante. A meno che non sia proprio questo lo spirito della scommessa che è alla base del progetto: tutte le grandi città hanno zone di periferia molto degradate; ma la società civile può impegnarsi in una “rigenerazione urbana” capace di riqualificare il tessuto metropolitano. Magari proprio grazie all’Expo.

Ce la faranno Roma e i romani a cambiare pelle? Ambiente, lavoro, vivibilità, pulizia, parcheggi, verde, trasporti e viabilità…C’è tantissimo da fare, è una sfida epocale. Daje, mettiamoci al lavoro.

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